Sarà che sono trascorsi 5 anni dai provvedimenti sulle liberalizzazioni (che il Governo Berlusconi aveva reso inefficaci), sarà che la situazione economica del Paese e il reddito medio delle famiglie hanno assunto dimensioni di vera crisi, sara’ che in questa situazione non è più tollerabile la posizione di previlegio di diverse categorie, sarà che le lobby rappresentate in Parlamento hanno esercitato tutti i sistemi di pressione possibile, sarà che la campagna mediatica nei giorni precedenti il varo del Decreto è stata pressante, sta di fatto che analizzando i provvedimenti assunti ci sono diversi punti sui quali – pensiamo – si poteva fare di più e meglio e anche questa volta molti cittadini-consumatori sono rimasti delusi.
Le nuove norme avrebbero dovuto garantire un’apertura forte di molti settori alla concorrenza, per favorire lo sviluppo e la modernizzazione del nostro Paese e per dare risposte concrete alle famiglie che hanno subito una diminuzione del potere d’acquisto dell’1,9%, secondo gli ultimi dati Istat.
La riforma dell’azione giudiziaria collettiva, la cosiddetta class action, non compare piu’ nel pacchetto delle misure adottate, i consumatori si attendevano la definizione di una pratica migliore rispetto all’attuale impossibilità’ di metterla in atto. Si spera che la decisione sia solo rimandata, intanto rimane il privilegio concesso a tante grandi aziende che troppo spesso attuano pratiche scorrette.
La misura più attesa dai consumatori era senz’altro quella sulla benzina, visto i continui rincari: prevedere la possibilità per i benzinai (sia proprietari che non) di acquistare i carburanti in modo libero da grossisti e rivenditori diversi dal marchio dell’impianto. Le misure adottate invece sono marginali e non rispondono alla situazione .
E’ scomparsa anche la possibilità di poter acquistare farmaci di fascia C (quelli con obbligo di ricetta medica, ma a totale carico del cittadino) negli ipermercati e nelle parafarmacie: questa opportunità avrebbe potuto creare circa 5mila nuovi posti di lavoro, determinando, grazie alla concorrenza che si sarebbe aperta, un abbattimento dei prezzi dei singoli prodotti con un risparmio calcolato tra i 250 e i 500 milioni di euro l’anno.
Le banche anche stavolta escono sostanzialmente indenni dal decreto: nessuna riduzione dei costi sulle commissioni a carico del cittadino.
Sulle polizze assicurative, necessarie per accendere un mutuo, ci si aspettava che venisse eliminato l’obbligo di sottoscrizione, mentre la nuova norma prevede solo la scelta fra due preventivi.
Da registrare, tra le positività del Decreto, il fatto che per i “servizi pubblici locali”, per i quali sono favoriti gli accorpamenti e le aggregazioni di aziende, è annullato il divieto alla gestione del servizio idrico: una vittoria per i comitati referendari.
Positiva anche la decisione della separazione proprietaria della rete del gas di Snam da Eni, iniziativa che potrebbe favorire un effettivo mercato concorrenziale del gas naturale, garantendo un migliore sviluppo della rete infrastrutturale e l’accesso «libero» degli operatori, consentendo fra l’altro di abbassare i prezzi finali al consumatore.
Siamo comunque all’inizio di un processo, come ci testimoniano i cittadini che ogni giorno vengono ai nostri sportelli per chiedere assistenza, in cui è forte la domanda di giustizia sociale: troppe le famiglie che vivono a reddito fisso con sacrifici sempre più duri rispetto a tante altre che invece continuano a godere di alte rendite, vantaggi e abusi fiscali.
Maurizio Gentilini, Presidente Federconsumatori Bologna
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