La Direttiva 2011/24/UE garantisce il diritto dei pazienti all’assistenza transfrontaliera in Europa e facilita la mobilità dei cittadini nell’accesso ai servizi sanitari di tutti gli Stati membri. Il provvedimento è entrato in vigore il 24 ottobre ed è stato recepito dall’Italia con un decreto del 4 dicembre scorso.
Il provvedimento adottato definisce le garanzie previste per i pazienti, che hanno diritto a ricevere informazioni sull’assistenza transfrontaliera – e in particolare su autorizzazioni e rimborsi – presso il PUNTO DI CONTATTO nazionale istituito presso il Ministero della Salute. Le Regioni potranno poi dotarsi di punti di contatto territoriali. L’autorizzazione preventiva è obbligatoria se il paziente deve essere ricoverato per almeno una notte e nei casi in cui è necessario l’utilizzo di particolari attrezzature mediche molto costose. L’autorizzazione stessa deve essere richiesta alla Asl di appartenenza in primis attraverso una richiesta preliminare: se questa viene approvata, si può inoltrare la domanda vera e propria, in cui occorre specificare l’indicazione diagnostica o terapeutica, la prestazione sanitaria di cui si intende usufruire, il luogo prescelto e il prestatore di assistenza da cui si intende recarsi. L’autorizzazione può essere negata se il paziente viene esposto a rischi ritenuti inaccettabili, se il prestatore di assistenza solleva preoccupazioni su qualità e sicurezza o se l’assistenza può essere prestata nel Paese di appartenenza in tempi ritenuti ragionevoli dal punto di vista clinico. Per quanto riguarda invece i costi, il paziente ha diritto a ricevere il rimborso delle cure ricevute in un altro Stato membro dell’UE secondo le tariffe vigenti nel Paese di appartenenza e dovrà invece farsi carico personalmente delle eccedenze. Le Regioni potranno (anche se non sussiste alcun obbligo al riguardo) rimborsare tali costi eccedenti: in questo caso il paziente dovrà anticipare la somma necessaria per poi presentare domanda di rimborso.
Il provvedimento dà inoltre il via libera al riconoscimento delle prescrizioni rilasciate in un altro Stato membro.
Il dl in questione deve ancora ricevere (con tempistiche da definire) il parere delle Commissioni competenti di Camera e Senato e della Conferenza Stato-Regioni. Inoltre l’elenco delle prestazioni per le quali è necessaria l’autorizzazione preventiva verrà precisato con un altro decreto: quest’ultimo dovrà essere adottato entro 60 giorni dall’entrata in vigore del dl di recepimento. Purtroppo la normativa in questione presenta numerose criticità e, se non verrà migliorata, rischia di peggiorare la situazione attuale: in pratica quella che si presentava come un’opportunità da cogliere per migliorare i servizi ai cittadini potrebbe invece avere conseguenze negative su chi usufruisce dell’assistenza. I principali problemi sono di natura economica e rischiano di creare gravi discriminazioni. Prima di tutto, sono i cittadini a dover anticipare i costi dell’assistenza e a dover coprire l’eventuale differenza tra le tariffe applicate in Italia e quelle in vigore nel Paese europeo scelto per le cure: questo sistema fa sì che, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, siano solo le persone con determinate disponibilità economiche a potersi permettere di sostenere tali costi. I rimborsi, poi, verranno effettuati secondo le tariffe regionali, quindi si prospetta il rischio di un’ulteriore discriminazione, con possibilità di rimborsi differenti per una stessa prestazione, e le Regioni non sono obbligate a rimborsare i costi di alloggio e di trasporto né le spese supplementari per le persone disabili. Inoltre le Regioni che garantiscono livelli aggiuntivi di assistenza potranno decidere (anche se non saranno obbligate) di rimborsare anche queste prestazioni: in pratica la discriminazione già presente al livello nazionale nei confronti dei cittadini che vivono nelle Regioni che non assicurano i livelli ulteriori di assistenza verrà riprodotta anche nel contesto europeo.
A tale proposito, Federconsumatori ritiene che il Governo debba intervenire rapidamente sia sul piano normativo che su quello dell’informazione ai cittadini. Il recepimento della direttiva deve rappresentare un’opportunità per riqualificare il Servizio Sanitario Nazionale e per ricostruire la fiducia dei cittadini nella qualità della sanità pubblica. Non è accettabile che i cittadini italiani vadano a curarsi in altri Paesi per evitare liste di attesa troppo lunghe, per non dover affrontare complicazioni burocratiche o semplicemente perché non sono a conoscenza dei servizi di qualità di cui potrebbero usufruire in Italia.
Gli obiettivi che riteniamo irrinunciabili:
– Realizzare una capillare campagna di informazione, che raggiunga il maggior numero possibile di cittadini e il personale sanitario;
– Valorizzare i poli di eccellenza presenti in Italia;
– Facilitare la mobilità e stabilire che i costi siano a carico dello stato e non del malato, effettuando i rimborsi con forme di assistenza diretta e non di assistenza indiretta;
– Evitare che tale mobilità si trasformi una sorta di ‘turismo della salute’ riservato a chi ha la disponibilità economica per potersi curare all’estero;
– Mettere online tutti i dati disponibili e, parallelamente, avviare un confronto con le associazioni dei cittadini. Se la qualità dell’assistenza e delle procedure amministrative non migliorerà significativamente, il nostro Paese non riuscirà ad affrontare le novità introdotte dalla direttiva
– Completare il decreto legge di recepimento;
– Semplificare i percorsi per la prescrizione dei farmaci e delle terapie innovative.
A tale proposito, abbiamo diffuso un comunicato stampa il 14 novembre scorso e abbiamo pubblicato sul sito nazionale, nella sezione Istruzioni per l’uso, una sintesi delle novità introdotte dalla direttiva.
Purtroppo ad oggi non si prevede alcuna campagna informativa in merito.
LILLI CHIAROMONTE -Federconsuamtori Nazionale
E.A.
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