Al momento stai visualizzando Il Conto Corrente Postale: è davvero come quello bancario?

Già da qualche tempo è possibile per chiunque aprire un conto corrente con Poste Italiane. Ma è proprio la stessa identica cosa che aprire un conto con un banca? La risposta è NO e vedremo nel dettaglio perché.
Innanzi tutto è bene precisare che trasformare la posta in banca è stata un’idea forse geniale ma pericolosa da parte di una banca milanese – indovinate di chi – che con un semplice atto notarile ha aperto 14.000 filiali senza investire nulla, ma proprio perché nulla ha investito la preparazione del personale non è stata curata e nemmeno si è provveduto ad adeguare la legislazione vigente o almeno ad informare opportunamente la clientela circa i comportamenti da adottare.
E così quello che si chiama “conto corrente postale” e non “conto corrente bancario” gode sì delle medesime garanzie in caso di insolvenza da parte del depositario delle somme (fino ad € 103.131,59) ma ha anche sgradevoli deficienze. La più grave e ricorrente è quella che descriviamo.
Se in un conto corrente bancario con saldo vicino allo zero versiamo un assegno, la relativa somma ci verrà accreditata di norma con valuta leggermente postergata, tale da consentire alla banca di incassare l’assegno dalla banca trattaria e di venire pertanto in possesso della somma in questione. Questa operazione richiede qualche giorno; di qui l’esigenza della banca di ritardare la valuta di accredito. Se lo stesso giorno del versamento (quando cioè la valuta applicata dalla banca non è ancora maturata) emettiamo un nostro assegno la banca pagherà sì l’assegno, ma riservandosi – a termini di contratto – di richiedere per questo anticipo di contanti un congruo interesse per i giorni mancanti alla maturazione della valuta. Come sostengono gli economisti, in tal modo la banca ha emesso moneta, cioè ha messo in circolazione denaro in quel momento inesistente. E a compiere questa operazione le banche sono autorizzate.
Se tutto questo avviene invece con un conto corrente postale la procedura non è del tutto identica. I giorni di valuta richiesti per l’accredito dell’assegno sono presenti anche in questa realtà; ma se lo stesso giorno il correntista emette un assegno sul conto postale senza avere la provvista, la Posta NON PUO’ pagare l’assegno (ancorché la data di maturazione della valuta dell’assegno precedentemente versato sia molto prossima) perché non è autorizzata ad emettere moneta e pertanto le regole in vigore la obbligano a protestare l’assegno anche senza avvertire il correntista. Non si tratta pertanto di cattiveria o di insipienza da parte degli addetti alle Poste, ma di un vuoto legislativo vero e proprio. E va precisato che purtroppo in questi casi Federconsumatori non può intervenire a favore del Consumatore in quanto la legge  è stata rispettata,  pertanto non c’è spazio per alcun intervento in difesa del malcapitato.
Federconsumatori non pretende di fare o di modificare le leggi, ma sarebbe verosimile che fino ad un certo importo prefissato (si può ipotizzare euro 2000/2500) la Posta possa ugualmente pagare un assegno, ancorché non perfettamente coperto, posto che veramente entro uno/due giorni maturi la valuta di un assegno precedentemente versato. Questo ovviamente dietro adeguato e legittimo compenso.  In alternativa si potrebbe autorizzare la Posta ad avvertire preventivamente i correntisti: in tutti i casi da noi esaminati è emerso che se i correntisti fossero stati allertati avrebbero facilmente e celermente provveduto a quanto necessario, ovvero, come si dice, a “fare i fondi”.  Federconsumatori si ripromette di portare all’attenzione di chi di dovere questo problema.  Nel frattempo sarebbe quanto meno auspicabile fornire ai correntisti, da parte di Poste Italiane, una adeguata informativa circa i rischi che si corrono non rispettando alla lettera le regole contrattuali.  In particolare i correntisti dovrebbero sapere con precisione che emettendo un assegno subito dopo averne  versato un altro sul conto corrente postale può essere molto rischioso se sul conto non era già da prima presente la somma necessaria a coprire l’assegno emesso.
Gustavo Tortoreto –  Consulente Federconsumatori

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